Dal libro Jung, Psicogenealogia e Costellazioni familiari
"Nell’estate del 2003 vivevo in Francia, a Nizza, da sette anni ormai e festeggiavo il mio cinquantesimo compleanno.
In questo momento delicato nella vita, in particolare di una donna, ci si trova confrontate a importanti trasformazioni fisiche che riguarda-no la nostra femminilità e, inevitabilmente, a bilanci e riflessioni spesso non felici.
Era un periodo molto difficile per me: mi trovavo anche ad affrontare il problema di elaborare il lutto dopo la morte prematura dei miei due genitori e della rottura dei rapporti con mia sorella minore.
Da qualche tempo, mio marito ed io passavamo le estati in montagna in Italia. Francesco aveva letto un libro che aveva partico-larmente apprezzato e che mi consigliò vivamente. Chi avrebbe potuto immaginare che quella lettura avrebbe avuto una tale importanza nella nostra vita futura? Nessuno, credo, avrebbe potuto prevedere le scelte che questa lettura avrebbe deter-minato.Il libro di cui parlo è Ma vie di Carl Gustav Jung.
Al ritorno dalle vacanze, cercai, in Francia, un percorso formativo.
La mia principale motivazione (razionale) era quella di approfondire ulteriormente la conoscenza della lingua francese dopo tre anni di studi in una scuola di francese a Nizza ed aver ottenuto i maggiori diplomi in questo campo.
Perché non accrescere ulteriormente la mia preparazione nella lingua di mia madre, il francese, attraverso una formazione per diventare psicoterapeuta?
Anche se questo pensiero può sembrare strano non è del tutto assurdo: come è possibile approfondire maggiormente una lingua se non attraverso la capacita di comunicare l’espressione più profonda di sentimenti e affettività?
Quale formazione permette questo approfondimento? Dopo molte ricerche trovai una scuola che proponeva una formazione per diventare psicoterapeuti dove, nel corso di quattro anni, si insegnavano materie come psicanalisi, psicologia del bambino, teorie e tecniche psicoterapiche applicate, sistemica e teorie della comuni-cazione e si proponevano seminari di lavoro su se stessi e su gli altri con tecniche come PNL, enneagramma, ipnosi, arte terapia, grafologia, tecniche della comunicazione, in un ambiente totalmente francofono.
In seguito, avrei scoperto che in realtà la mia motivazione era ben più complessa e profonda di quella che mi era apparsa in un primo momento.Questa ulteriore scoperta è in parte legata al seminario di Costellazioni familiari al quale partecipai a Torino nello stesso periodo. È lì che capii per la prima volta che la “confusione” che sentivo all’interno della mia famiglia derivava dai non-detti e dai segreti che riguardavano il ramo francese della famiglia di mia madre.
La prima confusione veniva dal fatto che la mia lingua materna, etimologicamente la lingua propria alla madre, non era la lingua del paese dove ero nata e cresciuta, l’Italia, ma la lingua materna di mia madre, cioè il francese. Inoltre le cose erano complicate dal fatto che mia nonna francese aveva rotto ogni legame con la sua famiglia di origine e nei racconti sulla storia familiare non si parlava mai di loro, come se non fossero mai esistiti. Non ho nemmeno mai saputo perché si era prodotta questa rottura.
È il bisogno di riparare l’ingiustizia della dimenticanza degli antenati francesi che mi spinse ad andare a vivere in Francia ed acquisire una maggiore comprensione della cultura e della storia di questo paese?
Se questa ipotesi, evidenziata durante il seminario di costellazioni familiari e confermata da altre esperienze, è esatta, da dove viene questa necessità inconscia?
La teoria di Jung sull’esistenza di un inconscio collettivo e familiare e di una trasmissione transgenerazionale inconsapevole potrebbe rispondere in modo convincente a queste domande.
Inoltre, l’esperienza pratica della psicogenealogia durante diversi seminari di formazione con una allieva di Anne Ancelin Schützenberger mi permise di verificare concretamente l’efficacia della concezione junghiana, sapendo che questa è una “mappa del mondo” e non veramente il mondo. Come dice la Pnl, “la mappa non è il territorio”.
Quando terminai gli studi per diventare psicoterapeuta, scelsi di presentare una tesi sul rapporto tra Jung, l’inconscio collettivo e la psicogenealogia.
Nell’anno in cui preparai la tesi mi confrontai con esperti interni ed esterni all’istituto ed in particolare con esperti junghiani. Inoltre, essendo una tesi di psicologia applicata, era fondamentale apportare non solo la propria esperienza personale ma anche dei casi clinici per illustrare le teorie proposte. Trovai quindi delle persone disponibili a veder pubblicata la loro storia, anche se in forma ano-nima, e redassi il racconto di questi incontri e delle riflessioni a essi legate."
Jung, Psicogenealogia e Costellazioni familiari - Golem edizioni