Libro Psicogenealogia, storie di famiglia 2 - Costellazioni

Pubblicato il da Maura Saita Ravizza

Salvator Dalì, Barca

Costellazioni psicogenealogiche

Le Costellazioni psicogenealogiche (marchio registrato) sono l’unione dei due metodi, Psicogenealogia junghiana e Costellazioni familiari. Bert Hellinger, creatore del metodo delle Costellazioni familiari, riteneva totalmente inutile la spiegazione e quindi superflua l’analisi della storia familiare con il genogramma; Anne Ancelin Schützenberger, fedele fino all’ultimo a Moreno, creatore dello Psicodramma, e al suo ruolo di leader di questo metodo in Europa, disprezzava le Costellazioni familiari.

Nella tecnica che io propongo si disegna il genosociogramma per comprendere da dove vengono le difficoltà e i nodi transgenerazionali che sono in rapporto con le sofferenze o gli impedimenti attuali. Alcune volte i problemi o i disturbi che si provano vengono da generazioni molto lontane: per esempio i non detti che diventati segreti, per l’effetto Zeigarnik (compito non concluso che resta nella memoria familiare), si ripetono perché restano nella memoria familiare come una sorta di compito non terminato poiché nella psiche resta il desiderio di scoprire (nel senso di togliere la copertura) il segreto.

Poi si mette in scena la famiglia a partire dai primi protagonisti degli eventi che si ripetono nel presente per potere vivere emozionalmente ciò che è successo, per poi emettere delle ipotesi su quello che l’incon- scio familiare ci ha fatto vedere o sentire e fare degli atti simbolici che possano aiutare a risolvere il problema attuale.

Gli atti simbolici (mandala, lettere, ricerche genealogiche, viaggi nei luoghi di origine della famiglia, ecc.) sono delle azioni emblematiche utili a onorare gli antenati o le vittime.

Non sono atti “alla Jodorowsky”, ovvero eccessivi, ma sono tarati secondo le possibilità di ciascuno e i suoi ritmi.

Sono profondamente convinta che il fine ultimo dell’accompagnamento, come dell’educazione, sia l’autonomia dell’individuo: atti psi- comagici, praticamente impossibili da attuare (andare nudi al cimitero e masturbarsi sulla tomba del padre, farsi seppellire nel bosco per tutta la notte, per es.) minano l’autostima della persona che non riesce a eseguirli mettendola in una posizione infantile per aver deluso lo sciamano/padre o madre.

 

 

Le costellazioni psicogenealogiche derivano dal Family sculpting, approccio elaborato con varie differenze negli anni 60/70 dai terapeuti sistemici familiari: Virginia Satir, Boston Family Institut, l’Ackerman Institute di New York e Andolfi in Italia.

Si è scoperto che era possibile una comunicazione diversa in terapia famigliare facendo posizionare a una persona degli oggetti simbolizzanti i membri della famiglia. L’insieme che si creava con questi oggetti venne definito “Scultura familiare” grazie alla quale la persona poteva esprimere esattamente la percezione che aveva della sua famiglia. La prossimità o la distanza tra gli individui, il rapporto spaziale tra di loro viene letto come espressione della natura del legame: chi guarda chi, chi è isolato e chi centrale. Alla fine la Scultura era oggetto di dibattito tra terapeuta, la famiglia (se presente) e la persona che l’aveva creata.

La costellazione in individuale permette di ricavare una rappresentazione delle relazioni familiari osservando le distanze e le angolazioni esistenti tra gli oggetti che rappresentano i membri della famiglia: l’obiettivo, come nelle costellazioni di gruppo, è di portare alla luce il modello di base inconscio per poi fare dei cam- biamenti positivi per tutto il sistema.

La scuola di Costellazioni sistemiche creata dai dissidenti di Hellinger ha anche creato altre forme di costellazioni familiari.

Ursula Franke propone, per esempio, la costellazione con l’immaginazione: si rappresentano delle persone con la fantasia, a occhi chiusi o aperti. Non si possono immaginare insieme generalmente più di due, tre, massimo quattro persone. Si può proporre a chi è sensibile, “por- tato” all’immaginario.

La  forma  con i fogli colorati, è quella che si utilizza nelle costellazioni psicogenealogiche. Anche il colore del foglio, che viene scelto ad occhi chiusi, è da con- siderarsi un linguaggio simbolico che può essere utile per analizzare la costellazione.

La persona, dopo avere preso da bendata, un foglio per membro famigliare (su ogni foglio si scrive il grado di parentela e il nome: nonno Luigi, zia Pina, ecc.), lo dispone nello spazio sistemico, delimitato precedente- mente sul pavimento, bendata per evitare che sia la parte razionale a guidare il processo.

Il senso è dato dal costellante che, sollecitato dall’accompagnatore, trova il significato delle disposizione dei fogli dopo essersi posizionato su alcuni di essi e essersi fatto guidare dalle sue emozioni o dai movi- menti del corpo.

Il ruolo dell’accompagnatore è di fare le giuste domande sulla confi- gurazione spaziale che si è creata e accogliere le risposte con rispetto e senza pregiudizi o preconcetti, cancellando per quanto possibile, con- vinzioni aprioristiche. Bisogna essere nella convinzione profonda che, come dice Carl Rogers, la persona ha il problema ma ha anche dentro di sé la soluzione al suo problema e che, se si crea una situazione favo- revole dove si sente accolta e compresa, riuscirà a entrare in contatto con le sue risorse interiori.

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