Riporto la prima parte del mio contributo al libro “Azioni resilienti per le organizzazioni di lavoro. Una risposta alla crisi" a cura del professore JavierFiz Perez e di Flavia MariaMargaritelli.
Un capitolo di questo libro è dedicato a un’esperienza fatta da alcuni professionisti di Torino che avevano deciso di mettere a disposizione le loro competenze per uno studio sul campo sulla resilienza. Il gruppo si chiamò Risorse in cammino e operò a Torino dal 2014 al 2017.
"Ipotesi e obiettivi: processo resiliente e fattori di resilienza
Concordiamo con la tesi (A. Oliverio Ferraris, A.Oliverio, 2014) che per indagare il fenomeno complesso della resilienza sia necessario integrare fattori psicodinamici, sistemici e familiari. Ogni individuo reagisce alle avversità, ai traumi, alle tragedie secondo una capacità di adattamento che è diversa a seconda del suo sviluppo psichico, del sistema in cui si trova a vivere e delle risorse familiari sulle quali può contare.
Per l’elaborazione di un piano di lavoro che potesse influire sui fattori di resilienza personale, abbiamo integrato alle nostre conoscenze il modello di Richardson che ipotizza il trauma come un evento vissuto drammaticamente che ha caratteristiche soggettive. Cioè non si può definire a priori cos’è un evento traumatico per l’individuo ma dipende da come un dato avvenimento (crisi economica, fallimento, perdita del lavoro, divorzio, vecchiaia, ecc.) è vissuto. (A. Laudalio, L. Mazzochetti, F.J. Fiz Pérez, 2011)
Si può parlare di processo resiliente quando, in presenza di un evento destabilizzante che la persona non riesce a gestire psichicamente con i consueti meccanismi di adattamento, dopo un primo periodo di resistenza, l’individuo reagisce modificando la propria esistenza verso un’evoluzione positiva (Cyrulnik, Malagutti, 2005)
Molto importante in questo senso è la rappresentazione che la persona ha delle difficoltà che sta vivendo: secondo BorisCyrulnik la metamorfosi o il cambiamento della percezione del reale è un requisito importante per superare l’impasse creata dalle avversità.
La semplice capacità di parola rimaneggia il nostro mondo intimo e modifica il nostro modo di percepirlo. (Cyrulnik op.cit. p. 55).
Quindi la prima ipotesi di lavoro è stata utilizzare degli strumenti di intervento che potessero modificare la percezione che la persona ha di sé, della propria storia personale e familiare. In questo senso è stato importante inserire nel workshop le definizioni di resilienza e l’analisi di storie di persone che hanno avuto reazioni resilienti davanti alle avversità: per far comprendere ai partecipanti che è possibile trasformare la sofferenza o le difficoltà che stanno vivendo in qualcosa di diverso e positivo.
L’altra ipotesi su cui abbiamo lavorato è che la resilienza sia possibile quando la persona raggiunge la consapevolezza che quello che sta subendo sia una sfida superabile e che la sofferenza del momento può diventare un’occasione di crescita e di evoluzione. (D.Short, C.C. Casula, 2004). Dare un senso alle proprie difficoltà trasforma l’attitudine passiva della persona che ha un problema in quella dell’individuo che cerca e trova delle soluzioni.
Perciò l’analisi dei propri fattori di resilienza (autovalutazione) è importante: secondo Michel Lemay una certa capacità di resilienza è presente in tutti e le caratteristiche personali delle persone resilienti sono molto simili. Alcuni studiosi considerano che competenze e possibilità resilienti siano latenti in ogni individuo e che si possono riattualizzare anche se il processo di resilienza non è acquisito una volta per tutte. (Cyrulnik, Malagutti, 2005)
Del modello di Richardson abbiamo trovato interessante anche la definizione di “reintegrazione resiliente”, che si riferisce al processo di coping (strategia di adattamento) che determina la crescita, la conoscenza, la comprensione di se stessi e lo sviluppo delle caratteristiche resilienti. Inoltre ci siamo basati sul concetto di empowerment (processo di crescita) delle risorse interne grazie all'incremento della stima di sé, dell'autoefficacia e dell'autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l'individuo ad appropriarsi consapevolmente del suo potenziale. (A. Laudalio, L. Mazzochetti, F.J. Fiz Pérez, 2011)
L’esame di storie resilienti e della letteratura in merito, ha permesso di catalogare una serie di caratteristiche personali, o fattori psichici, denominati fattori di resilienza (A. Oliverio Ferraris, A.Oliverio, 2014) che aiutano ad attivare un processo resiliente in presenza di problemi importanti che si possono incontrare nella vita personale o lavorativa. Sono fattori di protezione interni e psicologici, gli unici sui quali è possibile influire con i nostri strumenti.
La proposta di questi fattori di resilienza non ha come scopo la creazione di un ulteriore strumento di valutazione della resilienza: la letteratura in merito è vasta e le ricerche fatte molto complete. La nostra intenzione è che, attraverso l’autovalutazione, le persone facciano una riflessione sulle proprie qualità e i propri limiti. Inoltre percepire un cambiamento positivo (seconda autovalutazione) o la modificazione di convinzioni precedenti su se stessi, aiuta ad avere un attitudine più aperta e meno limitante, dunque più resiliente. (B. Michallet, 2010). La scelta di un numero elevato di fattori (23), di cui alcuni apparentemente simili, è dovuta alla necessità di trovare il più possibile un linguaggio comprensibile a tutti e avere una proposta con più sfumature possibili.
I fattori di resilienza sono il filo conduttore che collega tutti i laboratori del workshop: l’obiettivo è mettere in contatto le persone con le proprie caratteristiche resilienti e poter misurare il beneficio ottenuto grazie a un atteggiamento proattivo che si rafforza attraverso la creatività, la scoperta delle potenzialità presenti nella storia familiare, la concentrazione, l’introspezione, l’empatia e la capacità di vivere un contesto favorevole garantito dai conduttori e dal gruppo di lavoro."
Bibliografia
A. Laudalio, L. Mazzochetti, F.J. Fiz Pérez, Valutare la resilienza. Modelli teorici, 2011
D.Short, C.C. Casula, Speranza e Resilienza, 2004
Cyrulnik, Malagutti, Costruire la resilienza, 2005
A. Oliverio Ferraris, A.Oliverio, Più forti delle avversità, 2014
B. Michallet, Résilience: perspective historiques, défis théoriques et enjeux clinique, Frontières, Universitè du Québec à Montréal, 2010