Psicogenealogia ed elaborazione del lutto.
Psicogenealogia ed elaborazione del lutto.
Come spiega molto bene l’analista junghiana svizzera Varena Kast nel suo libro “L’esperienza del distacco” (Red edizioni), la nostra società e malata di incapacità congenita a elaborare correttamente il lutto.
La morte é uno dei tabù più forti a cui l’uomo moderno é confrontato : non se ne parla, é un soggetto completamente delegato alla religione, e quando a qualcuno capita di dover affrontare un distacco gli si consiglia di pensare ad altro, fare una psicoterapia, prendere delle medicine, fare un viaggio, ecc. La morte e la sofferenza sono vissute come qualche cosa di lontano e quando siamo personalmente toccati da queste esperienze cerchiamo automaticamente di trovare in ogni modo un rimedio e dimenticare presto.
Naturalmente questo non é effettivamente possibile.
Non c’é rimedio alla morte e alla sofferenza che si prova per il distacco da qualcuno che si ha amato: si può cercare di non pensarci occupandosi a fare cose, si può prendere degli psicofarmaci per cercare di affievolire il dolore, trovare nuove e interessanti occupazioni, ma prima o poi si deve “fare i conti” con questo avvenimento, ci piaccia o no. Questo “fare i conti” implica spesso sensi di colpa, idee di morte, sentimento di incapacità e non-valore (per non essere morto al posto della persona deceduta e per non aver potuto evitarne la morte), pesanti somatizzazioni, handicap emozionali, ecc.
E questo perché invece che accettare la sofferenza che la morte e il distacco della persona cara ci crea cerchiamo di rimuoverla, non la accettiamo e non l’affrontiamo. Non c’é distacco senza sofferenza: bisogna sempre fare il lutto di quello che avevamo per poter accedere a un nuovo stato.
La nostra cultura certo non ci aiuta: essendo la morte tabù non si prevedono riti e cerimonie pubbliche come nelle società tradizionali: la morte é considerata una cosa privata, non c’é il villaggio che sostiene la famiglia e che l’aiuta a elaborare la perdita. Al contrari le persone in lutto devono gestire il loro dolore da sole evitando anzi il più possibile di coinvolgere altri.
E vissuto come “degno” l’atteggiamento di tristezza per il lutto senza troppe manifestazioni esteriori...
Secondo Elisabeth Küber-Ross lvi sono varie « fasi » dell’elaborazione del lutto nelle quali la persona generalmente deve passare.
La prima fase é caratterizzata da sbalordimento, assenza di emozioni : la persona non può credere che é realmente successo, c’é un rifiuto della realtà, una non accettazione dell’evento. Quando questa fase si prolunga troppo e diventa un modo per non accettare la morte dell’altro si possono verificare fenomeni patologici nei quali la persona scomparsa si mostra e parla.
Dopo questa prima fase di siderazione generalmente si ha la fase acuta dove le emozioni irrompono. l’ira,la collera - la rabbia - il dolore - attacchi di angoscia -
c) sensi di colpa - depressione - tristezza
d) accettazione della morte e della vita.
Se la persona non supera queste fasi, se resta nella non accettazione o nella rabbia non potrà passare alle fasi successive e alla conclusione del elaborazione del lutto che é l’accettazione e l’integrazione dell’evento e della persona cara “dentro” di se
Per quella che é definita la “malattia del lutto” la incapacità delle persone di elaborare correttamente il lutto la psicogenealogia può essere estremamente utile : fare di un morto un elemento del proprio albero genealogico significa ridare uno spazio dentro e fuori di noi alla persona cosidetta scomparsa.
Come diceva Sant Agostino : i morti sono degli invisibili non degli assenti.
Maura Saita Ravizza
Propongo sedute individuali di psicogenealogia e costellazioni psicogenealogiche a Torino nel mio studio di via Gropello (vicino alla stazione di Porta Susa e al metro Principi D'Acaja)
Per informazioni: maura.saita@libero.it
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